Iniziamo sempre le attività del nuovo anno con un “ritorno”: è un modo per ricominciare ritrovando il calore delle amicizie e per ricordarci che fare cultura non è ripetere cose acquisite ma costruire insieme il sapere e riflettere sui fatti della nostra storia comunitaria e personale. Siano tornati quest’anno alla scuola dei Boschi. In realtà il ritrovo è stato all’Aranzone, sia perché la scuola è ormai inagibile, sia perché ai Boschi mancano spazi al coperto in modo da rifugiarci in caso di maltempo.
Con una breve passeggiata siamo comunque andati davanti alla scuola, dove abbiamo ricordato la data di inaugurazione dell’edificio (3 ottobre 1932) e i nomi di tutti i maestri che qui hanno insegnato a partire dal 1930: Teresa Vergnano, Ida Proiettis, Nara Ferrati Chionni, Licinia Muratore, Lucia Cucchietti, Giacomo Parola…
Tornati all’Aranzone, sotto il portico di Olivero, i primi ad intervenire sono stati tre degli ultimi maestri che sono saliti fin quassù: Gianfelice Bodino, Luigi Armando, Romano Graffino, che ha “chiuso” la scuola nel 1967/68. Essi hanno condiviso con noi le loro esperienze e i loro ricordi: il sentiero per arrivare, la visita del direttore, la stanza umidissima, i bambini corretti e rispettosi.
Poi abbiamo cominciato a parlare della maestra che è rimasta nel cuore di molti: Marianna Lucia Cucchietti. Tramite i documenti rintracciati negli archivi scolastici, ne abbiamo tracciato la biografia e le principali tappe della sua lunga carriera, tutta dedita alla gente della montagna.
Giancarlo e Lucia hanno raccolto i ricordi che una ventina di ex allievi hanno loro affidato, da cui emergono le straordinarie qualità umane e professionali della maestra Cucchietti, totalmente dedita alla scuola intesa come bambini, famiglie, bisogni della comunità. Molto colta e sempre aggiornata sulle novità della pedagogia e della didattica, la maestra Lucia non ha desiderato lavorare in contesti urbani più comodi, ma con i “poveri” ha speso tutta la sua vita.
Infine sono arrivate le poesie imparate a memoria e mai dimenticate.
E per finire in amicizia e vincere l’emozione, una buona merenda era pronta sotto l’altra pantalera.
fotografie di Paolo Bussone