Mio papà esce in fretta dalla stalla, si asciuga il sudore, si aggiusta il cappello che non abbandona mai e dice: “Oggi si carica il fieno, viene anche mio fratello ad aiutarci”. Lo dice in piemontese, in casa si parla solo il dialetto. Mia mamma va per prima con il tridente ad avvicinare il fieno in lunghe file che completerà dopo una minuziosa rastrellata. Io sono ancora piccola ma voglio essere d’aiuto. Affianco la mamma nell’ammucchiare il fieno usando un bastone. Il profumo del trifoglio, dell’erba medica e del tarassaco secchi è talmente intenso e “buono” che mi fa dimenticare i giochi e mi rimarrà per sempre impresso.

Papà fa uscire dalla stalla 2 mucche tranquille, mette loro il giogo e vi attacca il carro, la baròcia, e con suo fratello e i miei cugini raggiunge la mamma. Sul carro sale lo zio, mio papà con il tridente prende dalla coalera un bel mucchio di fieno e lo passa allo zio che lo sistema sul carro. Il lavoro è faticoso e fa caldo ma per noi bambini è un gioco, ci buttiamo sul fieno. È talmente secco che scricchiola. La nonna ci rimprovera: “Aiutate anche voi, giocherete dopo!” Noi ridiamo ma intanto passiamo piccoli mucchi di fieno. I più grandi rastrellano per non sprecare questo buon cibo per gli animali durante l’inverno. È difficile fare scorrere il rastrello: si incastra negli steli recisi.

Il carro è sempre più carico, la mamma e la nonna ammoniscono di posizionarlo bene per non farlo ribaltare quando, nel portarlo a casa, si dovrà attraversare un piccolo fosso che serve per irrigare i campi. Si torna a casa ma il lavoro non è finito, si deve scaricare sul fienile. Anche noi bambini saliamo sulla scala a pioli.

Papà sempre con il tridente passa il fieno allo zio e alla mamma che lo mettono sul fienile Noi invece siamo attratti dai micetti, nati da poco, che mamma gatto ha nascosto in un angolo del fienile. Dopo tanta fatica finalmente ci avviciniamo a tavola dove ci aspetta una fetta di pancetta che io reputo buonissima e le uova fritte. Per gli adulti non manca un bicchiere di vino che per mio papà è sinonimo di ospitalità. Papà e mamma sono contenti, il fieno è proprio ben secco, non ha preso pioggia, non si è dovuto ‘ncucié cioè ammucchiarlo alla sera in piccoli covoni e poi il giorno dopo di nuovo allargarlo. Stavolta è bastato girarlo anche se averlo fatto senza l’ausilio delle macchine è stato alquanto laborioso.

Lo zio e i cugini ci salutano, devono tornare a casa in bici. La mamma prepara loro una dozzina di uova. Le va a cercare fresche nel pollaio e poi le avvolge ad una ad una con carta recuperata da qualche sacchetto. Io e i miei cugini parliamo dei compiti che dobbiamo ancora fare per domani e insieme facciamo un’ultima corsa nel prato ora sgombero dal fieno. Sembra tutto secco, domani il mio papà lo dovrà irrigare per fare crescere altra erba e fare altro fieno.

Elvira Dutto