Conservo questa foto da circa 70 anni! Scattata, lo ricordo bene, da un fotografo che pomposamente e professionalmente si sistemava per riprendere il gruppo al completo. Eravamo probabilmente nel ’52 o pochi anni dopo, di fronte alla ex osteria Botasso, vicino alla bellissima chiesa di San Defendente, ormai sconsacrata da tempo.
Un bel ricordo di quello che era un evento molto sentito anche per i paesi limitrofi.
Qui siamo a San Defendente di Cervasca; una domenica di tarda primavera, dopo l’omelia, il priore Don Bodino Giovanni impartiva la benedizione dei mezzi a motore.
Nelle prime file motociclette sfavillanti, cavalcate dai loro giovani proprietari tronfi. Dietro auto, autocarri e trattori lavati e lucidati per l’occasione!
È un piacere rivedere tanti volti noti in questa foto, molti purtroppo ci hanno lasciato, ma i loro figli e nipoti vivono ancora in paese o nelle frazioni: spero sia piacevole rivedere i loro parenti e amici, sorridenti, in questo “bianco e nero” venuto fuori dalla scatola dei ricordi.
Riconosco alcuni di loro, prima di tutto me stessa, Bonelli Maria Rosa! In seconda fila sulla quarta motocicletta da destra, la vespa che apparteneva a mio fratello Giuseppe.
Vicino a noi i terzi da destra sono Cristino Bagnis e sua sorella Letizia.
Il terzo da sinistra è Severino Giorsetti, l’ultimo a sinistra in seconda fila è Michele Parola.
In prima fila, un’altra bambina approfitta della giornata speciale per salire sulla moto di un amico, è Bruna Blesio, la prima a destra con “Gustu Re”, Augusto.
In terza fila ultimo a sinistra “el muline’ ” Giuseppe Renaudo.
Fanno parte di questo gruppo anche i Bono della segheria, in moto al centro della foto Simone, ultimo a sinistra tra le 2 auto “Cluciu” Michele Bono.
Sulla destra della foto, davanti e di fianco ad una macchina molto elegante impettiti i Ferrero dei vini, padre e figlio.
Vicino alla stessa auto a destra Don Giovanni Bodino.
Era una vera festa per tutti, soprattutto per noi bambini, perché all’epoca le auto erano pochissime, simbolo di ricchezza, quindi vederle da vicino e magari toccarle, guardare dentro dal finestrino, era curioso e ambito. Anche per i giovanotti poter sfoggiare vespe, lambrette, motom e Gilera era una gran soddisfazione e motivo di orgoglio. Infatti molti giovani e meno giovani si notano in foto vestiti con giacca e cravatta! Sicuramente dopo la benedizione i grandi concludevano la giornata da Botasso facendo baldoria con una bicchierata. Per noi bambini, approfittando dell’aria di festa, era l’occasione per stare insieme e giocare; anche giocare non era così scontato all’epoca, perché nonostante la giovane età avevamo delle occupazioni giornaliere, tipo andare al pascolo e per le bambine, aiutare nei lavori domestici, quindi doveva esserci “una scusa” tipo questa giornata speciale, per lasciarci liberi a divertirci.
Era bellissimo poi poter tornare a casa sulla Vespa di mio fratello, in piedi, davanti; la giornata si concludeva con qualche giro nel cortile di casa, per gentile concessione di mio fratello che sapeva quanto mi faceva felice andare in moto, era un modo di prolungare il viaggio che in realtà era solo di pochi chilometri, e una degna conclusione della domenica.
Maria Rosa Bonelli Mattalia