Si è svolto venerdì scorso 25 ottobre l’interessantissimo convegno su alcuni momenti della storia di Cervasca, raggruppati sotto il titolo “Famiglia e comunità a Cervasca nei secoli”.

Il Prof. Lele Viola ha illustrato la situazione delle famiglie di Cervasca come risulta dalla consegna del sale e dall’analisi dei catasti del ‘700. A fronte di una povertà diffusa (un terzo delle famiglie sono classificate povere e di queste un buon numero sono poveri assoluti) si constata come la maggior parte delle famiglie possa contare su un pezzo di terra: si va dalle grandi proprietà, esenti dal pagamento delle tasse dell’epoca, a piccolissimi appezzamenti, che possono fornire appena qualcosa da mangiare.

Il giovane Avv. Stefano Mattio ci ha impressionati con un’analisi dei concetti di comunità e società: la prima, che si fonda sulle parole cum munus (con il dono), si regge su una logica di “dono”, cioè di disponibilità ma anche impegno a dare e ricevere, tra le persone che la compongono. La società, di matrice illuminista, si concentra sui diritti del singolo. La famiglia e la borgata erano in passato piccole comunità, dove anche i bambini avevano impegni nei confronti degli altri membri. La logica prevalente oggi dei diritti individuali sta minando alla radice ogni comunità, famiglia compresa.

L’analisi dei dati anagrafici forniti dal comune di Cervasca ed effettuata da Silvia Paruzza, vicepresidente di Vivere Cervasca, conferma quanto anticipato da Stefano: sono quasi il 32 % i nuclei formati da una persona sola, che non si possono definire famiglia, mentre un altro 30 % è formato da due persone (in larga percentuale coppie), e solo il 39 % è formato da 3 persone (19%), 4 persone (15 %) o più. La classica famiglia composta da una coppia genitoriale e due figli è oggi solo il 15 % delle famiglie. Le famiglie numerose (4 figli) sono 8 in tutto il comune.

La legittima tutela dei diritti individuali sta uccidendo la famiglia e la comunità?