Ho trovato questa fotografia tra tante altre che mia madre, Luigina Renaudo, classe 1924, custodiva in una scatola di cartone riposta nel cassettone di casa. Non l’abbiamo mai commentata insieme per cui non conosco l’identità dei personaggi; presumo raffiguri il tratto di via Marconi che collega la chiesa vecchia, che sorge ancora sull’incrocio tra la strada statale, via Passatore, via Marconi, e il pilone di via Martiri a San Defendente.
Non so se sia antecedente o seguente la fondazione della parrocchia, che risale all’anno 1952, ma con buone probabilità è uno scatto collegato all’ingresso del primo parroco Don Bodino il 23 marzo 1952. Gli alberi ancora spogli avvalorano questa tesi e la collegano allo scatto pubblicato in “Storia di un albero” (Vita parrocchiale di San Defendente pag. 8 “Corteo in occasione dell’ingresso di Don Bodino”).
Sfilano in processione e in divisa la “Compagnia delle figlie di Maria” con camice e velo bianchi, la “Compagnia di Sant’Anna” con camice e velo gialli, e in fondo la “Compagnia degli uomini” con camice bianco fermato in vita da un cordone con fiocchi alle estremità.
Ogni Compagnia porta uno stendardo che la identifica.
Aprono la processione le Figlie di Maria cioè le ragazze nubili; due bambine in abito da prima comunione reggono le corde dello stendardo sul quale è raffigurata la Madonna del Buon Consiglio, immagine che si trova anche affrescata su una casa in Via Rivetta.
La Priora cammina in mezzo alla via tra le due file di ragazze e dopo di lei vengono le donne. Anche mia madre era stata Priora delle Figlie di Maria quando San Defendente era ancora una cappella e le funzioni si svolgevano principalmente nella Parrocchia di S. Stefano Cervasca: era l’anno 1946.
Conservo un’immaginetta come quelle che mia mamma aveva consegnato a tutte le ragazze della Compagnia alla fine del suo mandato in occasione della Festa delle Figlie di Maria,15 settembre 1946. Sul retro è stampata una breve invocazione: “Vergine Maria siateci Consigliera, Guida e Maestra nell’amare l’amabilissimo Gesù e nel praticare la più illibata purezza”.
Ancora nei primi anni della mia adolescenza, il parroco Don Bodino non perdeva occasione, anche nelle omelie domenicali, di sottolineare l’importanza e l’imprescindibilità per le figlie di Maria di “praticare la più illibata purezza” e questo ci lasciava ogni volta stupefatte, per non dire altro…!
Inoltre sollecitava vivamente le famiglie in modo che le ragazze facessero parte della Compagnia e anch’io vestivo il camice bianco durante le processioni.
Ricordo che prima di avviarmi verso la chiesa mia mamma, sempre attenta e premurosa, controllava che il velo lungo e plissettato fosse stirato per bene. Alcune compagne più grandi non erano contente di indossarlo perché scompigliava i capelli e la messa in piega…
Per me che portavo i capelli raccolti in una lunga e folta “coda di cavallo” non c’erano problemi.
Torniamo alla processione… Seguono le donne, mamme e nonne, anche loro portano uno stendardo che raffigura S. Anna e Maria bambina.
Per ultimi vengono gli uomini; non ricordo se la loro Compagnia avesse un nome.
In primo piano camminano tre persone in abiti scuri, due con il capo coperto da eleganti cappelli indice, ai tempi, di appartenenza ad una classe sociale benestante. Invece la signora a capo chino ha sulla testa una sciarpa, forse “la cuefa” che le donne usavano indossare prima di entrare in chiesa.
La bambina che cammina di fianco allo stendardo è tutta presa dal suo incarico ma forse sta anche osservando il fotografo che certamente si trova in alto, considerata la prospettiva.
Ciascuno va avanti cercando di mantenere la fila ed adeguando il passo. Alcune persone sembrano pregare, altre sono distratte.
La processione occupa tutto lo spazio della strada: certamente il traffico non era quello di oggi.
Ricordo che quando il parroco Don Bodino partiva con la sua seicento per andare a Cuneo la domenica dopo i Vespri, siccome il muretto di recinzione del giardino della canonica rendeva difficoltosa la visuale sulla statale, noi ragazzini/e dal ciglio della strada indicavamo al parroco quando poteva immettersi sullo “stradone” e se il motore andava in panne, tutti insieme spingevamo la Seicento per farla ripartire. Era divertentissimo e ci sentivamo importanti! Sicuramente poi ci avrebbe dato le caramelle!
Anche la processione deve attraversare ben due volte la statale partendo dalla chiesa e ritornandovi; come ho già detto non c’erano troppi problemi di traffico.
Il ruscello fiancheggiato da fitti alberi spogli corre lungo la strada e ci riporta alla calma della campagna che ora ha lasciato il posto al cemento.
Gemma Cometto