Abbiamo ricevuto una poesia dall’amica Maria Silvia Caffari; non era adatta al puzzle, ma affronta il tema della distanza e delle parole in tempo di crisi. Da leggere, rileggere, riflettere.
Poi ci ha scritto Marianna di Vignolo. Un testo bello, come sa scrivere lei. Giovane e profondo. Che cosa è importante. Che cosa è la libertà. Perdersi e ritrovarsi…
Anche Ilenia ci ha scritto: sull’acronimo di una parola che ci spaventa ha creato note di speranza.
Don Tonino ha fatto circolare una poesia di Dietrich Bonhoeffer, teologo luterano tedesco, imprigionato per la resistenza al nazismo e impiccato a Flossemburg. La riprendiamo e proponiamo alla lettura.
Ci hanno poi segnalato una poesia attribuita ad una scrittrice dell’800 che sta girando molto sui siti e sui gruppi. La riportiamo anche noi perché sembra scritta per il momento che stiamo vivendo.
In tempo di crisi
È scelta
Tra parole certe
E parole incerte
Ogni parola
Di per sé è certa
Detta è detta
Una chiude
Un’altra apre.
Nessuno è lontano
E nessuno è vicino.
Maria Silvia Caffari
Credo che ogni cosa che succede nella nostra vita accada per una ragione ben precisa. Che sia Dio, o il Destino, o l’Universo, ha poca importanza. Ciò che conta è che c’è sempre una spiegazione per tutto e questa improvvisa epidemia chiamata covid-19, questo minuscolo virus invisibile che se ne va in giro a spaventare il mondo intero, non fa certo eccezione.
E mentre siamo chiusi in casa, a guardare fuori dalla finestra chiedendoci quando finirà tutto questo, vorremmo tanto avere con noi una macchina del tempo per poter tornare indietro a qualche settimana fa. A quando scansavano i baci della nonna definendola troppo appiccicosa. A quando davamo buca ai cuginetti vogliosi di giocare con noi, sostenendo di non avere abbastanza tempo. A quando rimandavamo la visita alla vecchia zia sola e malata, perché non avevamo voglia di trascorrere il pomeriggio a sorbirci le sue lamentele. A quando abbiamo rinunciato a stringere forte il nostro fidanzato e ci siamo limitati a un bacetto di sfuggita, perché sapevamo che lo avremmo rivisto l’indomani. Ai pomeriggi che abbiamo preferito trascorrere davanti alla televisione, piuttosto che in compagnia dei nostri amici. Tanto quelli mica scappano, avremo tempo di vederci un’altra volta. A tutte le passeggiate con il nostro cane rimandate a causa delle mille cose da fare.
E adesso? Adesso di tempo ne avremmo a palate, ma non sappiamo come usarlo. Perché non possiamo uscire, non possiamo andare al centro commerciale o a vederci un film al cinema. E vorremmo tanto correre alla casa della nonna e lasciare che ci baci fino a consumarci, vorremmo tanto chiamare gli amici e incontrarli al parco, vorremmo tanto saltare addosso al nostro fidanzato e non scollarci più, ma ormai è troppo tardi.
Dicono che ci si renda conto di quanto sia bella la normalità solo quando essa ci viene privata, e forse è proprio così. Forse avevamo davvero bisogno di una quarantena forzata per capire quali siano le cose veramente importanti. Forse avevamo bisogno di sentire la mancanza di quella libertà che ormai davamo per scontata, per apprezzarla sul serio. Forse avevamo bisogno di perderci, per poi riuscire a ritrovarci, più uniti di prima.
E forse il coronavirus è qui per questo. Non per terrorizzarci, o decimare la popolazione, ma per darci una lezione di vita e insegnarci che basta un attimo per cambiare le cose, per ribaltare le sorti della partita. Sta a noi cercare di rimanere in equilibrio, di prendere ciascun momento della nostra giornata e renderlo speciale, unico, perché non tornerà mai più.
E pensate a quanto sarà bello quando tutto questo finirà, quando potremo uscire per la strada e abbracciarci e ridere ed essere spensierati. Allora anche un semplice pranzo in famiglia diventerà la cosa più bella del mondo. Allora saremo consapevoli di quanto siamo fortunati ad essere sani, ad essere amati, ad essere vivi. Allora saremo liberi, liberi per davvero; liberi di mettere da parte le nostre gelosie, le nostre invidie, per concentrarci su ciò che è veramente importante.
E forse, chissà? Scopriremo che davvero è successo tutto per un motivo. Per ricordarci che siamo esseri umani, tutti, non importa quale sia il colore della nostra pelle o la religione in cui crediamo. Siamo esseri umani e la cosa più bella che possiamo fare è amarci, prenderci del tempo per stare insieme, per abbracciarci e dirci “Ti voglio bene.”
E forse, chissà? Un giorno lo ringrazieremo, questo coronavirus.
Un abbraccio!
Marianna Gaj
Circondato fedelmente e silenziosamente da forze buone, custodito e confortato meravigliosamente voglio trascorrere questi giorni con voi e con voi incamminarmi verso il nuovo anno.
Le cose passate tormentano i nostri cuori, il peso duro dei giorni brutti ci opprime: o Signore, da’ ai nostri spiriti affranti la salvezza che ci hai preparato. Tu ci porgi il pesante e amaro calice della passione, pieno fino all’ultima goccia: noi lo prendiamo, grati, senza tremare, dalle tue care e buone mani.
Eppure, tu vuoi darci ancora la gioia per questo mondo e lo splendore del suo sole: ci ritorna alla mente il nostro passato e a te appartiene tutta la nostra vita.
Fa’ che le candele che hai portato al nostro buio oggi ardano in silenzio e caldamente; raccoglici, se è possibile, di nuovo insieme: noi lo sappiamo, la tua luce arde nella notte.
Se ora si diffonde attorno a noi il silenzio, fa’ che percepiamo il suono delle cose che, invisibili, si ergono attorno a noi, inno di lode di tutti i tuoi figli.
Custoditi meravigliosamente da forze buone aspettiamo, felici, le cose future: Dio è con noi la sera e la mattina e, sicuramente, ogni nuovo giorno.
Dietrich Bonhoeffer
E la gente rimase a casa
e lesse libri e ascoltò
e si riposò e fece esercizi
e fece arte e giocò
e imparò nuovi modi di essere
e si fermò
e ascoltò più in profondità
qualcuno meditava
qualcuno pregava
qualcuno ballava
qualcuno incontrò la propria ombra
e la gente cominciò a pensare in modo differente
e la gente guarì.
E nell’assenza di gente che viveva
in modi ignoranti
pericolosi
senza senso e senza cuore,
anche la terra cominciò a guarire
e quando il pericolo finì
e la gente si ritrovò
si addolorarono per i morti
e fecero nuove scelte
e sognarono nuove visioni
e crearono nuovi modi di vivere
e guarirono completamente la terra
così come erano guariti loro.
Kathleen O’Meara, Dublino 1839 – Parigi 1888