E’ difficile rendere con poche parole la bellezza di un 25 aprile così vivo e partecipato: sotto un sole brillante accompagnato da un venticello fresco, in un paesaggio verdissimo con la corona delle montagne ancora parzialmente innevate, bambini e giovani e adulti e anziani hanno percorso insieme tratti di griera, riflettendo sulla libertà.
Era il nostro 11° “cammino”: cammino, non camminata e non percorso, perché la libertà richiede un cammino lento e continuo, che comporta fatica anche solo per mantenere le conquiste dei nostri predecessori. Il 25 aprile, quindi, serve a ricordare e rivivere queste conquiste, a ringraziare chi le ha raggiunte, ad impegnarci a non tornare indietro.
Ecco le tappe del nostro cammino per l’80 anniversario della liberazione.
Dopo l’introduzione di Maria Bramardi, presidente di Vivere Cervasca odv, che ha presentato il senso della festa (cosa finisce e cosa inizia con il 25 aprile 1945) e il saluto della dirigente scolastica Cristina Bersani, Beppe Tomatis ha spiegato il significato del monumento e letto una poesia di Gino Giordanengo sul Partigiano. Percorrendo Via Bisalta e un tratto di via Cuneo, si è poi svoltati in Via Rivetta, dove Alessandra Aimar ha ricordato alcuni fatti del periodo precedente il 25 aprile, a Cervasca, in particolare i giovani uccisi nel novembre del 1944. Eravamo nel punto in cui venne ucciso Parola Bernardino, di anni 20.


Percorsa Via Rivetta, si è svoltato in una delle strade della griera, non nota a tutti, dove Lucia Renaudo ha ricordato i rapporti tra partigiani e angloamericani, i morti della Tarula, i prigionieri in Francia.




Sono seguite due tappe a cura dei ragazzi della media: presso il pilone di San Giobbe, il gruppo dei rappresentanti delle terze ha riassunto la vicenda di “Marenc”, partigiano fiero delle sue scelte (tratto da “Noi c’eravamo”, Primalpe 2000); più avanti, presso un frutteto, la giunta dei ragazzi, composta da Caterina Parola, Agnese Bruno e Gabriele Bellucci, ci ha invitati a riflettere sul rapporto tra liberazione – libertà – pace.






Le ultime due tappe sono state davanti al cimitero e davanti alle lapidi del capoluogo. Al cimitero, nel punto in cui venne ucciso Angelo Lanteri (colpevole di un piccolo furto in municipio e condannato a morte), il consigliere comunale Alexander Bieniek ha descritto la libertà vista dall’ottica dei suoi 20 anni, con richiami al passato e alle discipline che ama studiare. Poi il prof. Notabella della scuola di Cervasca ha coinvolto i presenti nel canto di una poesia di Rodari, da lui musicata.



Davanti al municipio, i momenti più emozionati: la tromba di Andrea Aimar ha proposto il Silenzio e la Canzone del Piave nel ricordo di chi è passato. Insieme, abbiamo cantato l’inno nazionale. E’ seguita la lettura dei nomi dei 51 morti cervaschesi dal 1940 al 1945: impressionante sentire Cristina Bersani, Matteo Galleano e Silvia Paruzza declamare i loro nomi e l’età in cui se ne sono andati: 15 anni, 18, 20, 21…
Hanno concluso la giornata il discorso del sindaco Enzo Garnerone e del capogruppo degli alpini Piero Aimar sull’importanza di una festa unitaria nel nome della libertà e, infine, tutti insieme abbiamo cantato “Bella ciao” guidati dall’insegnante e dai ragazzi dell’istituto comprensivo.





